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Background

Il comparto del grano duro, in Emilia-Romagna e in Italia, necessita di un deciso passo in avanti – analogo a quello che caratterizzò il settore ai primi del ‘900 – a fronte del mutato contesto climatico e ambientale. L’Italia produce più del 50% del frumento duro dell’Unione Europea e, a livello italiano, la regione Emilia-Romagna è la terza per tonnellate prodotte (pari a 440.240 ton, media 2021-2023, dati Istat).

I cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta hanno un impatto significativo sulle rese delle principali colture cerealicole, e tra queste, del frumento duro, che non può contare, a compensazione di eventi avversi locali, sui vasti areali dedicati ad altri cereali. Il sostegno alla coltura deve, tuttavia, avvenire sotto il vincolo della piena sostenibilità ambientale.
Per garantire il mantenimento delle rese in un contesto di aumento delle temperature nelle fasi critiche dello sviluppo della pianta, e per migliorare la sostenibilità ambientale della coltivazione del frumento duro, è necessario pertanto agire su due fronti: in primo luogo, occorre identificare e mettere a disposizione degli agricoltori genotipi innovativi resilienti, le cui produzioni quali-quantitative dipendano in misura più contenuta dai trattamenti chimici effettuati sia da un punto di vista della difesa che della nutrizione (concimazione azotata soprattutto); in secondo luogo, occorre rendere concretamente accessibile alle aziende l’impiego di tecniche agroecologiche e di Decision Support System, elementi fondanti di un’efficace strategia di razionalizzazione degli input.